Maradona, processo per la morte a Buenos Aires: è battaglia legale sulle perizie

La figlia Gianinna smentisce l'uso di droghe di Diego

L'ultima uscita pubblica di Maradona il 30 ottobre 2020, il giorno del suo sessantesimo compleanno
L'ultima uscita pubblica di Maradona il 30 ottobre 2020, il giorno del suo sessantesimo compleanno
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Sabato 4 Maggio 2024, 18:00 - Ultimo agg. 6 Maggio, 16:12
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Scontro legale sulla morte di Diego Armando Maradona, a un mese esatto dalla data di inizio del processo per accertare i responsabili del suo decesso, avvenuto il 25 novembre 2020 in uno spoglio appartamento del Barrio St. Andres a Tigre, nella cintura urbana di Buenos Aires. I magistrati che hanno rinviato a giudizio 8 tra medici e infermieri hanno chiesto che i giudici del Tribunale orale criminale di San Isidro non prendano in considerazione la perizia presentata dal medico Pablo Ferrari su richiesta dei legali di uno dei rinviati a giudizio, il neurochirurgo Leopoldo Luque, che negli ultimi anni era il punto di riferimento di Maradona per le sue patologie. Secondo questa perizia, Diego morì per un collasso cardiorespiratorio e non si potrebbe escludere l'uso di droghe, diverse dai farmaci che erano stati prescritti dalla psichiatra Agustina Cosachov

Secondo i magistrati Patricio FerrariCosme Iribarren, la perizia di Ferrari è stata redatta in quattro giorni mentre quella su cui si è basata la Procura di San Isidro, affidata a ventuno specialisti, è stata conclusa dopo due mesi di lavoro.

Peraltro - sempre secondo l'esposto dei magistrati - il dottor Ferrari è un specialista in neonatologia mentre sarebbe servita l'esperienza di un cardiologo per la relazione sulle cause del decesso di Maradona, che secondo la perizia del 2021 era stato curato male e assistito peggio, abbandonato a se stesso: i ventuno medici misero nero su bianco che l'agonia del Campione, scomparso a poco più di sessant'anni, era durata circa dodici ore. «Questa relazione - sottolineano Patricio Ferrari e Cosme Iribarren - non fa altro che generare confusione là dove non esiste». Secondo l'accusa gli otto imputati hanno responsabilità precise. Rischiano una condanna da 8 a 25 anni per omicidio colposo con dolo eventuale. 

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A proposito del presunto uso di droghe, sui social è intervenuta Gianinna Maradona, secondogenita di Diego e Claudia Villafane, per chiarire: «Dopo il ricovero del 9 maggio 2004 mio padre smise di assumere cocaina. L'autopsia accertò subito che nel suo corpo c'erano soltanto le tracce dei medicinali che gli erano stati prescritti. Io continuerò a combattere questa battaglia». Ma l'inizio del processo, non soltanto il suo esito, è fortemente a rischio.

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