C.C.C.P. di nuovo insieme al Gran galà punkettone: «Ma non è una reunion»

«Non pronunciammo mai la parola scioglimento tanti anni fa e ci risvegliamo come cellula dormiente in un mondo in cui c'è ancora lo stesso nemico di ieri»

C.C.C.P. di nuovo insieme al Gran galà punkettone: «Ma non è una reunion»
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Mercoledì 14 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 15 Giugno, 07:16
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E alla fine anche i Cccp - Fedeli alla Linea dissero sì alla nostalgia canaglia. «Ma questa non è una reunion, non ci siamo mai sciolti», mente sapendo di mentire Massimo Zamboni, vero responsabile di questa «non reunion» del gruppo punk filosovietico nato nel 1982 per sciogliersi nel 1990, dando vita due anni dopo ai Csi, attivi per un decennio, prima di lasciare il campo ai Pgr, altra seminale esperienza durata troppo poco.

«Non pronunciammo mai la parola scioglimento tanti anni fa e ci risvegliamo come cellula dormiente in un mondo in cui c'è ancora lo stesso nemico di ieri, c'è ancora l'impero del male», continua il chitarrista, affiancato da compagni ed istituzioni attorno al tavolo che fu di Palmiro Togliatti nel Palazzo Masdoni di Reggio Emilia, ex sede della federazione provinciale del Pci.

Giovanni Lindo Ferretti, carismatico leader indiscusso di quelle tre formazioni resistenti, poi accusato di eresia «teocon», affronta subito la coincidenza tra il «ritorno» del gruppo e la morte di Berlusconi: «Io non posso non ricordare che le uniche cose significative dette da un politico sulla guerra dell'Ucraina sono state le sue».

Il discorso politico si complica. Giovanni Lindo venera ancora il Pci nato dalla Resistenza, molto meno gli antifascisti di nuova generazione: «Sono figlio di una famiglia antifascista, per quanto cattolica e di destra, sono stati di sinistra per tutta la vita, non sono diventato fascista».

Sì, ma che cosa succederà con i Cccp? «I più curiosi di capirlo siamo noi, ci sono così tante attese, idee, spunti, che non è detto che si trasformino in musica, sarebbe la cosa più ovvia», rilancia Zamboni, affiancato anche da Annarella Giudici e Danilo Fatur, proprio come un tempo. Di sicuro, dal 12 ottobre 2023 e fino all'11 febbraio 2024, ai chiostri di San Pietro di Reggio Emilia una mostra racconterà i 40 anni passati dal primo ep, «Ortodossia».

Ferretti, il salmodiante-urlante megafono di una generazione sintetizza: «Oggi non siamo più giovani, non siamo più belli, però la nostra ragion d'essere è sempre la stessa: essere scomodi. Noi cantavamo “Spara Jurij”, noi cantavamo “Emilia paranoica” e sarà difficile non cantarla di nuovo a Reggio Emilia. Non devi discutere se metterla in scaletta, sta nell'inevitabiltà delle cose. Io non avrei mai voluto essere qua, proprio come Fatur, ma Zamboni e Annarella hanno complottato per fare sì che tutto questo accadesse. Pensavo potessero aspettare che io morissi, ma ormai avevano fatto quasi tutto, rieccoci alla disciplina collettiva, mettendo tutti da parte un po' dei nostri singoli ego».

Insomma, i Cccp non si erano «sciolti», ma «addormentati», maledicendo la Fininvest (in «Maciste contro tutti») e si «risvegliano» che B. è morto «e non c'è più nemmeno un nemico, perché Berlusconi non aveva solo organizzato la destra, ma anche la sinistra, dandogli un nemico ed un motivo di vivacchiare dopo la fine del Pci», continua Giovanni Lindo. «La mostra è perfettamente conseguente a quello che noi siamo», spiega-teorizza Zamboni: «Non sarà un'esposizione dedicata a un gruppo di rock and roll, non ci saranno solo le memorabilia. L'intento è raccontare un decennio che contiene tutto ciò che è stato prima e conteneva già i semi del futuro. La nostra intenzione dunque è di mettere in mostra quelle idee con la stessa perplessità che ci governava negli anni Ottanta». Occhio, che Ferretti sferra: «Quando abbiamo scoperto che ci seguivano anche i giovani di destra per noi è stato un colpo. Poi ce ne siamo fatti una ragione. I Cccp sono stati una cosa importante in questo Paese, ho incontrato frati che avevano visto tutti i nostri concerti, ho fatto i conti che le nostre canzoni le cantassero a Sanremo, a X Factor, Gianna Nannini, i Maneskin... Non vogliamo fare la caricatura dei Cccp in vecchiaia: Fatur sembrava un bronzo di Riace, Annarella era una giovane soubrette che faceva sbavare. Ma vogliamo avere la stessa dignità che avevamo quando eravamo giovani e strafottenti, senza essere più strafottenti: dei vecchi strafottenti sono ridicoli e noi non lo siamo mai stati, al massimo tragicomici. E, poi, non c'è nulla da celebrare, sia chiaro, ma da raccontare un gruppo di teatro primitivo che abusava della musica».

E poi c'è la serata al Valli, il «Gran galá punkettone» in programma il 21 ottobre al teatro Municipale di Reggio Emilia. «Non è in programma nessuna reunion, siamo vecchi sarebbe stupido continuare a fare i Cccp, certo, c'è chi fa ancora rock and roll dopo una certa età, ma non fa per noi. Comunque, se dobbiamo fare “Emilia paranoica” dobbiamo chiamare qualcuno che ci ridia l'energia della prima volta. Sono cambiati i tempi, siamo cambiati noi...». 

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