Il commercio campano tiene bene, sulla digitalizzazione si fa meglio che nel resto d’Italia, ma non aumenta l’occupazione. È la fotografia fatta da uno studio Svimez per Confcommercio. In Italia il valore aggiunto del commercio è di 191 miliardi, di cui 45 nel Mezzogiorno (24%) e 13 in Campania (7%). Il valore aggiunto misura l’apporto che un settore fornisce alla formazione del Pil. Ebbene, il commercio ha un valore aggiunto rilevante, soprattutto il Sud. Il dossier guarda agli ultimi trent’anni: nel periodo 1995-2022 il commercio è cresciuto in Campania del 50%, in rapporto ad un economia regionale che nel complesso è salita solo del 3%. Eppure nello stesso periodo gli occupati del settore, a livello nazionale, sono aumentati soltanto del 10%, meno di tutti gli altri settori con l’eccezione dell’industria che ha registrato un meno 13%. E il dato campano è ancor più basso: l’incremento è solo del 3,7%.
Il biennio
E se si guarda al biennio 2021-23, i dati sono anche peggiori. Sia in Italia che nel Mezzogiorno, il tasso di crescita degli addetti risulta positivo, ma inferiore al dato del totale dei settori produttivi. Il gap è particolarmente marcato per al Sud: -3,8% contro il -1,3% nazionale. In Campania la situazione è pure più critica: -4,8%, contro una crescita di pari entità per la media dei settori produttivi, con un gap di quasi il 10%. Un fenomeno spiegato così da Luca Bianchi, direttore dello Svimez: «Forte sostituzione di piccoli esercizi con la grande distribuzione con riduzione dell’occupazione. Le prospettive possono aprirsi se si riescono a creare nuove figure professionali». In effetti i dati sul mercato online sorridono alla Campania: in Italia, gli esercizi commerciali che hanno effettuato vendite su internet sono il 2,6% del totale nel commercio al dettaglio. Al Sud questa quota scende al 2,2%, mentre in Campania si raggiunge il 3,1%. Un fattore messo in evidenza anche Pasquale Russo, presidente Confcommercio Campania: «I dati sugli ultimi trent’anni fanno emergere come le nostre imprese abbiano un tasso di resilienza importante anche grazie alla digitalizzazione».
L’appello
Ed ecco l'appello: «Servono interventi di rigenerazione urbana, di alleggerimento della fiscalità e di sostengo alle imprese che vogliono crescere nel digitale».
La crescita
«Alcuni ambiti, come turismo e somministrazione, hanno avuto tassi di crescita importanti a Napoli e hanno permesso di compensare il calo nel commercio al dettaglio», dice ancora il numero uno di Confcommercio Campania. Il comparto del commercio che produce più valore aggiunto è quello del commercio all’ingrosso con il circa il 50%, seguono quello del commercio al dettaglio con il 40% circa e quello del Commercio di autoveicoli e motocicli con circa il 10%. «Le piccole imprese di commercio al dettaglio vanno valorizzate perchè arricchiscono il tessuto urbano e culturale delle nostre città», chiosa Russo.