Nel bacio dei ragazzi innamorati un bel segnale per il futuro

Domenica 28 Aprile 2024, 08:56
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Gentile Direttore de Core,

è sempre più raro vedere per strada il più comune e classico dei gesti in amore. Insomma, vedere ragazzi e ragazze abbracciarsi forte è diventato qualcosa di impossibile. Non saprei darmi una risposta. Eppure, a farci caso davvero è un atteggiamento quasi scomparso dal nostro quotidiano. La mia generazione a cavallo tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80 si è baciata tanto. Non solo lungo le strade più trafficate, ma anche in luoghi più remoti e panoramici, come fuori alle scuole. Adesso sono cambiate un po’ le abitudini. I ragazzi e ragazze sono spesso e con più libertà in casa, concesse da noi genitori “moderni”. Alla mia epoca, questo non era tanto possibile se non in casi eccezionali e di nascosto e con le giuste precauzioni... del caso. Date anche voi uno sguardo in giro per vedere se scorgete in giro i baci, belli, appassionati e spontanei, fra ragazzi, che ritengo rappresentare un vero e significativo messaggio d’amore.

Nicola Campoli

Napoli

Il direttore risponde 

 


Caro Nicola,

non vorrei sostituirmi a Massimo Recalcati, al cospetto del quale non potrei che essere al più un umile allievo e un lettore diligente. Però sull’argomento da lei sollevato, quello dei sentimenti e della loro esposizione pubblica, nel variegato e quanto mai fragile universo dei giovani, vorrei sommessamente fare qualche succinta osservazione. Andiamo per epoche.

Sull’iconico bacio immortalato da Robert Doisneau nella Parigi del 1950, ovvero sul contesto che ha prodotto quella vicenda e quello scatto, molto ci sarebbe da dire: il dopoguerra, la liberazione, i giorni della speranza dopo l’era più buia, i sogni dopo gli incubi. Quindi il privato che diventa pubblico in una sovrapposizione che sa di gioia, di felicità, di riabilitazione di sentimenti repressi. Il Sessantotto, poi, sul piano dei costumi ha molto contribuito a sdoganare la potenza della corporeità, mentre su altro ha prodotto danni che ancora oggi scontiamo. Dopo il Covid mi è parso di percepire pubblicamente un ritorno a un sentimento più tangibile (sempre entro i limiti della decenza e del pudore) dopo la separazione traumatica dei corpi: i baci, gli abbracci, le strette di mano, il senso più dolce, pulito, delicato di qualcosa che ci veniva negato da un nemico subdolo che ha permeato le nostre esistenze condizionandole in maniera terribile. Però - ed è quello che poi maggiormente mi preme dire - l’era della tecnologia e del digitale ha evidenziato una smaterializzazione dell’esistenza quotidiana, con la centralità assoluta del web, dei social e delle chat a discapito del contatto. Il dire essendo invisibili al posto del dire (e anche del non-dire) essendo concreti. Dove risieda l’umanità, credo sia facile comprenderlo. Ragion per cui, caro Nicola, quando vedo due ragazzi che per strada esplicitano la tenerezza di un sentimento autentico (una rarità) mi viene spontaneo un bel sorriso. Non tutto, ancora, è perduto

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