Venti di guerra, la Difesa europea comincia dai colossi italiani. E nella prossima Ue un nuovo Commissario ad hoc

Un nuovo commissario per unire gli eserciti. Primo nodo: divise o uniformi?

Venti di guerra, la Difesa europea comincia dai colossi italiani. E nella prossima Ue un nuovo Commissario ad hoc
di Gianni Bessi
Mercoledì 3 Aprile 2024, 11:27 - Ultimo agg. 4 Aprile, 08:11
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La German Angst, la paura tedesca della recessione economica si sta smorzando perché dopo nove mesi di contrazione ha subito un arresto.

La produzione industriale di gennaio ha fatto segnare un più 1% rispetto alle stime precedenti, che erano di uno scarso 0,5%. Il Ministero dell’economia della Repubblica federale ha spiegato che il merito della performance è da attribuire al settore industriale della difesa, che ha superato i 12 miliardi di euro di esportazioni nel 2023 con una crescita di valore al 40% rispetto al 2022.
Se la Germania si affida alle armi, la Francia non le è da meno tanto che ne è diventata il secondo esportatore mondiale. E l’Italia? Si colloca al sesto posto, quasi raddoppiando il valore del suo export negli ultimi cinque anni. Queste sono le cifre contenute nel report di SIPRI l’Istituto di ricerca della pace di Stoccolma.
Ovviamente la crisi russo-ucraina ha spostato molto gli equilibri tra esportatori e importatori di armi. Così come, inevitabilmente, ha cambiato i termini del dibattito europeo sulla difesa.
La presidente della commissione Ursula von der Leyen ha indicato come uno dei principali obiettivi della prossima legislatura europea la designazione di un “Commissario alla Difesa”, raccogliendo un consenso trasversale.
Nell’immaginario collettivo la difesa europea viene un po’ derubricata alla decisione di costituire un esercito comune, con una divisa comune – che fatalmente sarebbe blu… – che riunisca i vari eserciti nazionali, i quali oggi vestono divise diverse.
È un tema che merita attenzione: in questo caso fondamentale è la distinzione tra divisa e uniforme così come viene insegnata sia nelle accademie militari sia nelle scienze sociali. In sintesi, la divisa – nata ai tempi dei tornei medievali – attraverso la scelta dei colori ha la funzione di distinguersi dagli avversari. L’uniforme è qualcosa che nasce per unire e può fare riferimento a qualunque “capo, oggetto, accessorio, strumento o mezzo” utilizzato perché sia evidente che si è parte di un insieme.
È intuitivo che, per uniformarsi, la difesa europea debba innanzitutto definire regole comuni per chi produce qualsiasi capo, oggetto, accessorio, strumento o mezzo utilizzato dalle forze armate. 
Il futuro commissario alla Difesa dovrà uniformare quindi una galassia molto frammentata. Per esempio, sono circa 14 i modelli di carri armati che operano nel settore della difesa terrestre: se si mantenesse questa situazione i costi e inefficienze tanto sul piano economico quanto operativo sarebbero elevati.
Cosa fare? Sono quattro i temi essenziali dai quali partire. 
Primo, parlando di “Difesa” dobbiamo intendere anche “Innovazione”: come insegna la storia di Internet, proprio dal settore militare sono venute molte delle innovazioni che oggi sono parte del nostro quotidiano. 
Secondo, dobbiamo intendere che la difesa non è solo “fisica” ma anche “digitale”: i cyberattacchi con virus, trojan, spyware e worm sono ormai parte degli armamenti. Qui i confini amministrativi, se hanno ormai poco senso per quelli di terra, non trovano proprio casa. Perché dai cyberattacchi sono da difendere e proteggere non solo le strutture militari ma l’intero sistema industriale e sociale europeo.
Terzo, oggi siamo di fronte alla nuova grande sfida dello spazio e questa è una partita che l’Europa non può perdere.
Il quarto punto in realtà è una domanda: come progettiamo la difesa europea? Come parte della Nato o come una realtà che la affianca? E se decidiamo per l’affiancamento, che tipo di accordi dobbiamo chiudere con gli Usa, che hanno nel ‘entagon Capitalism e nella Nasa, a cui vengono garantiti monster budget, il loro centro permanente d’innovazione tecnologica?
Ecco, queste sono le considerazioni che fanno capire quale sarà l’impatto quando verrà affrontato davvero il tema. Per quanto ci riguarda, saranno coinvolte le nostre eccellenze nazionali a partire da Leonardo, che riveste un ruolo strategico nel settore. Così come la cantieristica navale, tra cui un esempio recente è la collaborazione tra Fincantieri e Saipem per lo sviluppo della robotica sottomarina. E non vanno dimenticate le infrastrutture delle telecomunicazioni, come quelle cruciali di Telecom Italia Sparkle, o quelle energetiche di Enel, Eni e Snam, che rivestono un ruolo strategico nella sicurezza nazionale e negli approvvigionamenti energetici.
Per questo la distinzione tra uniforme e divisa è un elemento centrale, una sintesi visibile di quale dovrà essere l’esito del processo di costruzione di una Difesa europea.
Per il nuovo commissario ci sarà molto lavoro.

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