Dopo la Reggia, il Presepe vivente del Settecento di Vaccheria, è, in assoluto, l'evento che ha attirato il maggior numero di visitatori nel Natale casertano appena trascorso. Si tratta di un appuntamento che, dalle sue origini, ha sempre avuto un appeal straordinario per la correttezza filologica dei costumi, dell'ambientazione, della scenografia: una riproduzione puntuale e accurata del tipico presepe napoletano. Dunque, per questa edizione, nonostante le poco favorevoli condizioni meteo, per visitarlo, nel borgo di Vaccheria sono arrivate circa 18mila persone. «Un numero enorme, considerato l'annullamento, a causa della pioggia battente, dell'ultima data, quella di domenica scorsa, quando, peraltro, erano prenotati venti pullman che, ovviamente, sono dovuti tornare indietro. Anche il 6 - dice Giovanni Marino, ideatore e animatore instancabile dell'iniziativa che prese il via 26 anni fa - abbiamo dovuto chiudere prima, su consiglio della Protezione civile tanto era il fango che si era formato per la pioggia».
Centosessanta figuranti, settanta animali, un chilometro e trecento metri di percorso, oltre 50 postazioni fra mestieri, botteghe, scene di vita, fra le quali quella dedicata alle lavandaie con un lavatoio borbonico, quella dei boscaioli, del pizzaiolo, del falegname. «Dopo tre anni di stop causati dall'emergenza Covid - continua - la nostra iniziativa è ripartita alla grande e possiamo fare ancora di più.
"Vorrei vivere questa atmosfera dal di dentro. È una magia che mi piacerebbe assaporare", mi ha detto. E io aggiunge Marino sarei ben lieto di accontentarlo. Come facciamo con tutti quelli che si propongono. Ora, però, dobbiamo rimetterci al lavoro. Questo Presepe ci impegna sempre di più, perché ci piace rinnovarlo, arricchirlo, renderlo sorprendente. Il nostro non è un quadro "statico", ma la riproduzione di scene di vita "vive". Come nel caso del mercato, che si anima con canti e balli, anche grazie ai Bottari che hanno partecipato a questa edizione, coinvolgendo gli stessi visitatori. Insomma, abbiamo curato molto, la parte teatrale: i figuranti non si sono limitati a rappresentare i personaggi, ma li hanno interpretati, riuscendo a stupire gli spettatori». Un entusiasmo che non si attenua per i protagonisti del Presepe che, anzi, sembra crescere negli anni e che si trasmetta ai componenti di intere famiglie. «Il nostro Presepe - conclude Marino - comincia molto prima del Natale. Tutta la nostra comunità si riunisce intorno al progetto e vi lavora per mesi. La confezione degli abiti, la definizione dei quadri, la scenografia da realizzare, le scene da teatralizzare richiedono un impegno costante e corale al quale nessuno vuole mancare». li.lu