Tra la realtà e i desideri c'è di mezzo il mare che in questo caso non è solo il mar Nero ma anche il mar d'Azov. Ha un bel da dire Dmitry Medvedev, il numero due del Consiglio di sicurezza della Russia, ha pure da impegnarsi a mostrare mappe e cartine, ma alla fine, per adesso, l'Ucraina resta in gran parte Ucraina perché l'invasione voluta da Putin oltre due anni fa segna il passo. Crimea a parte, fagocitata dalla Russia nel 2014, senza colpo ferire e senza che l'Occidente alzasse un dito, in due anni di guerra pagati carissimi da Mosca il territorio ucraino conquistato vale il 17 per cento della superficie dello stato, ovvero appena il 10% in più di quel 7% (Ucraina orientale con un quinto di popolazione russofona) che Putin di fatto giù "tutelava".
Dopo la "sparata" di Medvedev, che mostrava mappe con confini e colori surreali che riducevano ai minimi termini il territorio di Kiev, è come sempre l'Isw (Institute for the study of war) ad aiutare a fare chiarezza. Non che ci fosse un'effettiva necessità di specificare l'abnormità del discorso di lunedì scorso di Medvedev davanti a studenti di tutto il mondo a Soci al "Festival giovanile" in cui veniva esibita un'Ucraina cannibalizzata dalla Russia e spartita, con il suoi aiuto non richiesto, con Polonia, Ungheria e Romania. Una mappa che era già apparsa nel 2022.
Fantascienza geopolitica condita che le solite minacce: per Medvedev sale ancora il rischio di un "conflitto nucleare, mai così vicino come nel 1962 con la crisi dei missili di Cuba".