PADOVA - Ci sono voluti esattamente quindici giorni prima che la Corte di Cassazione desse esecuzione al provvedimento restrittivo. L’ordine di carcerazione è stato trasmesso ieri mattina, 16 giugno, al comando della compagnia carabinieri di Cittadella, competente per territorio. E la comunicazione è arrivata anche al difensore, il penalista Alberto Berardi. Era circa l’ora di pranzo quando gli uomini dell’Arma hanno suonato al campanello dell’abitazione di Massimo Zen, la guardia giurata 52enne di Cittadella, che il 22 aprile del 2017 sparò, ferendo a morte, a Barcon di Vedelago, nel trevigiano, il giostraio Manuel Major, 36enne, che stava fuggendo in auto dopo aver realizzato una serie di colpi ai bancomat della provincia. Il vigilante deve scontare per intero la condanna per omicidio volontario a nove anni e sei mesi, resa definitiva dalla pronuncia della Suprema Corte il 1 giugno scorso.
L’ARRESTO
Zen sapeva che era ormai questione di giorni.
IL VERDETTO
Berardi si era giocato tutte le carte possibili in Cassazione ma gli ermellini avevano in sostanza confermato quanto deciso dalla Corte d’Appello di Venezia. Il ricorso puntava sulla tesi della legittima difesa, suffragata dalla dinamica del tentato investimento da parte dei criminali in fuga e dalla presenza di polvere da sparo nella loro auto, che corroborava il racconto di un colpo d’arma da fuoco sparato contro il vigilante. Una tesi che non è stata però accolta dai giudici: secondo la Cassazione Zen ha sparato per uccidere, e non per legittima difesa. Nel computo della pena a carico della guardia giurata della Battistolli erano state tenute in conto le attenuanti generiche e lo sconto previsti per il rito abbreviato in primo grado, pari ad un terzo. Per la provvisionale, è stata confermata la cifra di 180mila euro da versare ai familiari del giostraio, costituitisi parti civili con l’avvocato Fabio Crea.