Il nodo non sono le notizie riservate finite sui quotidiani e le ricerche ad hoc eseguite per conto dei giornalisti, ma i numeri sproporzionati e inquietanti, frutto dell’attività abusiva del luogotenente della Finanza, in forze alla Dna, Pasquale Striano, finito al centro dell’indagine di Perugia per accesso abusivo in sistema informatico e divulgazione notizie coperte da segreto. Migliaia di intrusioni nella banca dati delle segnalazioni sospette dell’Antiriciclaggio, dell’Agenzia delle entrate e del ministero dell’Interno. A fronte di alcune centinaia di cui c’è riscontro. Perché, come ha chiarito il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, ieri, davanti alla commissione Antimafia, definendo poi i possibili scenari al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), non si sa che fine abbia fatto la maggior parte dei file esfiltrati, 33.528 esfiltrati dalla sola banca dati della Dna, circa 50mila in tutto. «Ci preoccupiamo della criminalità organizzata, della stampa - ha detto Cantone - ma quante di queste informazioni possono essere utili anche, per esempio, ai servizi stranieri e a soggetti che non operano nel nostro territorio nazionale. Quanti di questi documenti potevano creare problemi di sicurezza?». File non trasmessi ai giornalisti e spariti.
Dossieraggio, Cantone: «Da Striano 10mila accessi e 33mila file scaricati». Le segnalazioni sospette
I SOSPETTI
Domande non casuali, quelle di Cantone, anche perché il procuratore chiarisce: «Sulle finalità eversive non ho elementi», poi però aggiunge: «La pericolosità dei documenti è anche in relazione a chi è in grado di valutarli.
ALTRI ACCESSI
Ma come hanno sottolineato il procuratore della Dna Giovanni Melillo, che ha adombrato la possibilità di una regia dietro l’attività di dossieraggio e le ricerche, e ieri Cantone in Antimafia «il mercato delle Sos non si è affatto fermato anche dopo l’inizio dell’indagine». Quando Striano viene allontanato sia dalla Dna che dal nucleo di polizia Valutaria della Guardia di Finanza. A ottobre del 2022, il ministro della Difesa Guido Crosetto presenta una denuncia per le informazioni riservate sul suo conto pubblicate da un giornale. Quello stesso autunno Striano, distaccato alla Dna, torna in servizio al nucleo valutario. A luglio, dopo che l’inchiesta ha fornito elementi chiari sul suo coinvolgimento, viene allontanato anche dalla Finanza. Il 3 agosto i giornali pubblicano la notizia sulle intrusioni nella banca dati Sos e sull’indagine che riguarda l’ufficiale della Finanza. Striano è fermo: è stato perquisito e non ha più le password. Eppure, il 7 agosto, un quotidiano dà notizia di una sos relativa agli imprenditori Gaetano e Giovanni Mangione, sostenendo che il ministro, anziché preoccuparsi di denunciare articoli che riguardano notizie riservate sul suo conto, dovrebbe darsi pensiero dei soggetti con cui fa affari. «Quella Sos non è stata esfiltrata da Striano», sottolinea Cantone. La vicenda è finita al centro di un altro fascicolo, questa volta della procura di Roma, visto che non sono coinvolti magistrati, mentre nell’inchiesta di Perugia è indagato l’ex sostituto della Dna Antonio Laudati. Si ipotizzano l’accesso abusivo e la rivelazione del segreto d’ufficio.