L’uomo che venne esonerato due volte. La prima, alla Luiss, virtualmente, dopo il ko con la Fiorentina, quando De Laurentiis ammise la corte ad Antonio Conte. La seconda volta, quella vera, il mese dopo, quando il Napoli crollò al 91’ contro l’Empoli, nella gara del Maradona, cinque mesi fa. Rudi Garcia ora è a casa sua, sulla Costa Azzurra. Con Francesca e la piccola Sofia. La scorsa settimana è stato a Roma per qualche giorno ma ha evitato con molta attenzione di frequentare lo stadio Olimpico. Da qualche mese, ha ripreso anche a vedere le gare del Napoli e di tutta la serie A. Ma anche del resto d’Europa. Dal primo luglio potrà accasarsi nuovamente: il contratto con gli azzurri scade a fine stagione, c’era l’opzione di rinnovo a favore del Napoli per il secondo anno che non verrà - ovviamente - esercitata.
L’Empoli è stato il suo capolinea, centocinquanta giorni dopo il suo approdo in azzurro. Il Napoli, quel pomeriggio, dopo l’1-0 dei toscani, era quarto in classifica, a +3 sul quinto posto e con la qualificazione agli ottavi di Champions in tasca. Il francese era stato l’unico che aveva accettato le condizioni di De Laurentiis che aveva rimediato una serie, impietosa, di rifiuti. Compreso Luis Enrique («Meno male che se ne è andato al Psg», spiegò ancora il presidente in una delle sue tante confessioni). «Presi Garcia perché vidi il suo curriculum pieno di successi in Italia», raccontò il patron perché riteneva di doversi giustificare. Senza rendersi conto che il peggio doveva ancora arrivare. «Appena disse che non aveva mai visto il Napoli di Spalletti, dovevo mandarlo via, a Capodimonte, con un colpo di teatro».
La storia
Centocinquanta giorni pieni zeppi di troppi sì: aziendalista oltre misura, non un solo nome “suggerito” sul mercato estivo è stato preso. Voleva Danso, si è ritrovato Natan. Non se ne è mai lamentato. Aveva un compito: creare uno spartiacque tra il primo e il dopo. De Laurentiis ha avuto solo una richiesta: valorizzare Raspadori. E lui ci ha provato in ogni modo. Un grande errore: puntare su Rongoni e far partire Sinatti. Chissà se pure lui se ne è mai pentito. Spingeva, inutilmente, per i rinnovi dei big: Kvara, Osimhen e Zielinski. Tutto inutile. Avrebbe voluto, Garcia, una multa per Osimhen dopo “il vaffa” a Bologna. Non lo ascoltarono. Come praticamente mai. Per centocinquanta giorni.