Il fado di Teresa Salgueiro a Napoli: «Suoni dal mare come a Lisbona»

Concerto al Trianon con il Solis String Quartet e i «Canti naviganti»

Teresa Salgueiro
Teresa Salgueiro
di Federico Vacalebre
Venerdì 10 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 11 Maggio, 09:36
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Era il 2008, il 30 giugno per l’esattezza, quando per la prima volta Teresa Salgueiro e il Solis String Quartet misero in scena i loro «Canti naviganti»: «Ci avevano invitati ad esibirci per il quarto compleanno dell’Archivio storico della canzone napoletana. Era un onore, ma anche e soprattutto un esperimento, una prima volta, ma se siamo ancora qui, vuol dire che non era un azzardo», dice la cantante, 55 anni, all’epoca appena uscita dal ventennio con i Madredeus, il gruppo che le ha dato la fama. Stasera la rivedremo con il gruppo d’archi flegreo al Trianon, per la rassegna «Il mondo fa tappa a Napoli», fortemente voluta da Marisa Laurito.

Come allora, il vostro è una sorta di gemellaggio, Teresa, tra Napoli e Lisbona. Che cosa le unisce davvero? 
«Sono città di mare e di canzoni, città che nelle canzoni si raccontano, si spogliano, fanno l’amore col cuore e con il corpo, mettono la gioia ed il dolore.

Credo che ci unisca il rapporto con le nostre radici, la passione per quell’arte semplice e democratica che è la canzone, l’attrazione per la poesia di popolo, la capacità di approfondire sentimenti ed emozioni, di condividerli con gli altri. I nostri popoli sono abituati a cantare quello che portano nel cuore, piuttosto che tenerselo dentro».

Oltre ai violini di Vincenzo Di Donna e Luigi De Maio, alla viola di Gerardo Morrone ed al violoncello di Antonio Di Francia, avrà al suo fianco le percussioni di Rui Lobato. Che materiali frequenterete? 
«Gli arrangiamenti del Solis saranno il ponte che unisce i due mondi, le due canzoni. Dal Portogallo ho portato il canto del fado, ma non solo, con titoli come “Solidao”, “Mi madre velida”, “Barco negro”. Li intonerò insieme a classici partenopei come “Era de maggio”, “Napulitanata”, “Uocchie c’arraggiunate”, ma stiamo ancora provando. E non ci fermiamo qui, domani saremo a Cascina, d’estate si prevedono altre date».

Già il mito Amalia Rodrigues ha cantato i classici napoletani, poi è arrivata anche Misia... 
«Parliamo di “Canti naviganti” perché le nostre canzoni hanno girato il mondo sulle navi, sono partite dai porti come gli emigranti, con gli emigranti. Amalia è una leggenda e anche il suo disco di canzoni napoletane per tutte quante noi è come un testo universitario».

Il fado canta il destino, la canzone napoletana spesso ci si oppone. 
«Fado vuol proprio dire “destino”, un destino dal quale non si può fuggire, ma cantarlo è già una liberazione. Oggi si dice cantare il fato, il destino, prima si diceva cantare al fato, al destino. Ecco, prendiamo di nuovo l’immensa Amalia: immaginatela mentre si alza e canta quello che ha nell’anima, lo canta al suo destino. La vita appartiene al popolo, quel canto è voce di popolo, è liberazione dalle sofferenze, dalla fatica del lavoro, ma anche sorriso, celebrazione della vita, dell’amore, e pianto, e rimpianto, e saudade, certo».

Chi è il suo cantante napoletano preferito? 
«Roberto Murolo, con voce e chitarra ti raccontava la sua città, il suo popolo. Non a caso la grande Rodrigues, sempre lei, lo incontrò in scena e su disco».

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