Riccardo Muti dirige a Vienna: «In festa per Beethoven, con i Wiener è perfetto»

Ieri al debutto dieci minuti di ovazione e numerose chiamate di fuori scena

Riccardo Muti
Riccardo Muti
di Donatella Longobardi
Domenica 5 Maggio 2024, 09:00 - Ultimo agg. 18:59
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«Beethoven? Eterno, come il pane in tavola...». Riccardo Muti usa descrivere così la musica del grande compositore tedesco, uno degli autori più congeniali alla sua temperie, come l’amato Verdi. Non a caso i Wiener Philharmoniker hanno scelto lui per celebrare nella Golden Hall del Musikverein di Vienna i duecento anni dalla prima esecuzione della sinfonia beethoveniana più celebre, la Nona, con quattro concerti, da ieri al 7 maggio. Era infatti il 7 maggio 1824, venerdì, quando a Vienna, al Theater am Kärntnertor, veniva eseguita la prima volta la celebre sinfonia, la cui ultima parte, l'«Inno alla gioia» su testo di Schiller, è stata scelta come inno europeo. Beethoven, già sordo e malato, era presente. Raccontano le cronache che il pubblico, che lo considerava un mito, gli tributò lunghe ovazioni. Un mito che non è stato scalfito dagli anni. Anzi, si è rafforzato e diffuso. E se i 250 anni dalla nascita, nel 2020, sono stati in parte offuscati dalla pandemia, i 200 dalla Nona si annunciano ricchi di iniziative, in attesa del 2027 quando cadranno i duecento anni dalla scomparsa. Ieri, intanto, dieci minuti di ovazioni e numerose chiamate fuori scena per il maestro ed i solisti. 

«Il fatto che i Wiener in questa occasione così speciale abbiano voluto un direttore italiano, e napoletano, mi riempie di orgoglio», sottolinea il maestro che dopo il clou delle celebrazioni nella capitale austriaca inizierà un tour in Italia che toccherà Ravenna per inaugurare il festival, poi Firenze e Bari. «Ho diretto i filarmonici la prima volta 53 anni fa a Salisburgo, su invito di Karajan, e da allora il nostro rapporto non si è mai interrotto.

Anzi», insiste Muti, «con il tempo la nostra collaborazione si è rafforzata, tant'è che mi hanno chiesto di dirigere il mio settimo concerto di Capodanno a Vienna, l'1 gennaio 2025. C’è un’intesa speciale, a volte basta anche solo uno sguardo. E quando suoniamo Beethoven l’intesa è forse più forte perché questa musica è nel loro dna».

In occasione del debutto di 200 anni fa, ad eseguire la sinfonia c'era proprio un ensemble del teatro di corte che può essere definito il predecessore dei Wiener. Mentre il coro era formato dai predecessori degli attuali Vienna Singverein, anche loro impegnati a solennizzare l’evento con vari progetti. Una festa che ha come capitale Vienna dove fino al primo giugno sezioni dell'autografo di Beethoven provenienti da Berlino sono in mostra nella sala da musica del Palais Lobkowitz, dove lo stesso autore spesso si intratteneva a comporre. Esposta anche una copia della Nona di Riccardo Muti in una rara edizione in facsimile. In rete, invece, sono decine i siti nati nella circostanza o che dedicano ampio spazio a questo momento fondamentale della storia della musica. Siti specializzati in studi su Beethoven o che raccontano, giorno dopo giorno, com’era la vita del musicista giusto 200 anni fa, le lettere che aveva scritto, gli incontri che aveva avuto. Ricerche cui fanno riscontro singolari progetti. Come il cartoon di Classics Explained sulla versione della Nona diretta da Rattle con la Filarmonica di Berlino che nei primi tre giorni su youtube ha ottenuto 62mila visualizzazioni. «È stata una grande sfida presentare un'opera così meravigliosa e piena di innovazione e bellezza», ha detto il creatore Ben Levy: «Beethoven era un uomo anziano e solitario quando scrisse la Nona. Ciò che l'animazione trasmette è il suo passaggio dall’oscurità alla luce, il viaggio dal silenzio al suono alla musica, da vecchio arrabbiato rinchiuso nel suo studio a celebre artista ascoltato in un nightclub dissoluto della Germania dell’Est». 

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Tra le iniziative non manca neppure un progetto multimediale «Beethoven wars», a Parigi. Un viaggio sinfonico nel metaverso in cui si combinano la musica classica con manga e fantascienza curato dal direttore Laurence Equilbey e dal regista Antonin Baudry con l’Insula Orchestra. Un grande schermo curvo, costruito per l’occasione nel teatro de La Seine Musicale, permetterà di assistere a una storia nuova straordinariamente attuale, stile «Star wars», sulle note di due opere poco eseguite di Beethoven: «Re Stefano» e «Le rovine di Atene». Il testo parla di un mondo devastato dalla guerra dove due popoli nemici si imbarcano in una missione spaziale che li riporterà sulla Terra dopo epiche battaglie intergalattiche. Riusciranno a portare pace e armonia all’umanità? «Mescolare Beethoven e manga fornisce una nuova proposta creativa mai vista prima che ci consente di raggiungere un pubblico completamente nuovo», nota Equilbey che, per solennizzare l'anniversario beethoveniano, ha pure rispolverato le opere di una musicista tedesca dell’800 considerata la «Beethoven al femminile», Emilie Mayer. Lei, lungo la sua carriera, compose 8 sinfonie, 7 ouverture sinfoniche, 8 sonate per violino, 12 per violoncello, 7 quartetti per archi e 6 trii per pianoforte. Opere oggi praticamente sconosciute, al contrario di quelle del suo competitor maschile. Vorrà dire qualcosa? 

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