Europee, Schlein in missione a Berlino: «No a intese con la destra». E Conte cerca voti al Sud

La leader Pd in Germania con i socialisti Ue. Altolà ai popolari sulla futura maggioranza

Europee, Schlein in missione a Berlino: «No a intese con la destra». E Conte cerca voti al Sud
Europee, Schlein in missione a Berlino: «No a intese con la destra». E Conte cerca voti al Sud
di Andrea Bulleri
Domenica 5 Maggio 2024, 06:20 - Ultimo agg. 15:20
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Uno punta alla riconquista dell’(ex) fortino del Sud, che tanta acqua portò in passato al mulino dei Cinquestelle. L’altra, a fare asse coi cugini socialisti europei. Per provare a stendere un cordone sanitario che isoli la destra a Bruxelles, conservatori di Giorgia Meloni compresi. Pronti, partenza, via: archiviato il capitolo liste, comincia così la corsa alle Europee dei due principali leader dell’opposizione, Elly Schlein e Giuseppe Conte. Obiettivo: riguadagnare terreno a scapito del centrodestra. Ma pure affermarsi l’uno sull’altra come vero rivale della premier. E, nel caso di Schlein, accreditarsi – anche all’estero – come guida della possibile alternativa.

È questo il senso della missione europea della segretaria del Pd, ieri a Berlino per partecipare alla conferenza dei socialisti Ue.

Dalla quale, la leader del Nazareno rivolge forte e chiaro un messaggio a Ursula von der Leyen, candidata di punta dei Popolari per guidare la prossima Commissione: o con noi o con la destra, suona l’aut aut. La presidente uscente dell’esecutivo Ue apre all’alleanza coi nazionalisti e conservatori? «Noi diciamo no – avverte Schlein – e diciamo che i socialisti non sono disposti nemmeno a sedersi a un tavolo di trattativa con queste forze».

LA SVOLTA

E proprio a marcare la svolta del Pse, del resto, serve l’evento berlinese di ieri (dal quale viene tributata unanime la condanna alla «aggressione fascista» contro Matthias Ecke, l’eurodeputato tedesco picchiato brutalmente mentre attaccava manifesti elettorali in Sassonia). A firmare il manifesto con cui i socialisti dichiarano che «non coopereremo mai né formeremo una coalizione» con l’estrema destra Ue, intesa sia come i nazionalisti di Identità e democrazia (il gruppo dove siedono tra gli altri il Rassemblement National di Marine Le Pen e la Lega di Matteo Salvini) sia come i Conservatori dell’Ecr di Meloni. Con buona pace della “maggioranza Ursula” che cinque anni fa rese possibile l’elezione di von der Leyen sullo scranno più alto di Bruxelles.

«Basta con la normalizzazione della destra sovranista», tuona Schlein: «Non ci siederemo a un tavolo di trattativa con chi nega i fondamenti dello stare insieme nell’Unione». Ma nel suo intervento, come già accaduto in passato, la leader dem ne approfitta per tirare bordate in direzione di Palazzo Chigi, più che sul Berlaymont. Con l’idea di incarnare il volto dell’alternativa a Meloni di fronte agli altri leader (oltre allo “spitzenkandidat” del Pse Nicolas Schmit, al forum berlinese partecipano il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier spagnolo Pedro Sanchez). E allo stesso tempo, di accreditarsi fuori dai confini nazionali, con uno sguardo (perché no) alle future Politiche.

«È grave che dopo un anno e poco più di governo Meloni abbiamo visto calare l'Italia di 5 posizioni nella classifica sulla libertà di stampa», piccona Schlein, accolta dagli altri leader con un coro di “happy birthday to you” e un vecchio manifesto della Spd per festeggiare il suo 39esimo compleanno. La segretaria denuncia «l’occupazione militare del servizio pubblico» e condanna «la censura di intellettuali o scrittori non graditi», così come «il tentativo di vendere a un parlamentare della maggioranza la seconda agenzia di stampa italiana», l’Agi: «Nemmeno Orban si era spinto a tanto», affonda, tra gli applausi dei socialisti.

RICONQUISTA

Ma mentre Schlein tesse la sua tela europea, Giuseppe Conte non resta a guardare. Convinto com’è che con le Europee alle porte potrà rivendicare un ruolo se non di leadership, almeno di pari peso rispetto al Pd nel campo dell’opposizione. Per riuscirci, il leader 5S punta alla riconquista del più grande bacino di voti pentastellato, il Sud. È da lì, dalla Puglia, che l’avvocato ha dato il via alla marcia per le urne. Venerdì a Lecce, ieri e oggi in tour tra Bari e il suo Foggiano. Elly affonda sulla libertà di stampa? E lui parla agli orfani del Reddito di cittadinanza, chiamandoli alla mobilitazione contro le politiche sbagliate del governo sul Mezzogiorno. Dall’autonomia differenziata ai «tagli» alla decontribuzione per il Sud. «Altro che sono Giorgia, sono del popolo, bisogna lavorare per il popolo non a chiacchiere», arringa l’avvocato. Che poi rivolge una stoccata ai dem sul referendum della Cgil per cancellare il Jobs act renziano (che Schlein non firmerà): «Se troveranno una sintesi al loro interno e ci sarà una convergenze su questi temi, l’opposizione si rafforzerà». Fino ad allora, lascia intendere, ognuno per la propria strada. Almeno in campagna elettorale. Dopo, chissà.

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