Sangue a Napoli e Milano: il fronte comune che serve al Paese

di Gigi Di Fiore
Venerdì 10 Maggio 2024, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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C'è un allarme criminalità a Milano. Lo ha lanciato l'assessore regionale lombardo alla sicurezza Romano La Russa, dopo l'accoltellamento del vice ispettore di polizia salernitano alla stazione di Lambrate. Città metropolitana meneghina alle prese con balordi, extracomunitari e non, ma anche rapine, aggressioni a donne, furti. Ma ieri a distanza di poche ore ancora sangue e violenza, stavolta a Napoli dove in un agguato di camorra sono rimaste ferite 4 persone.

Da nord a sud, criminalità e allarmi sicurezza con caratteristiche differenti. Due episodi criminali, uno a Milano e l’altro a Napoli, che fanno capire come non ci si possa cullare nel luogo comune sulle città pericolose solo in una parte dell'Italia. Lo confermano le statistiche del Viminale che collocano Milano al primo posto tra le aree metropolitane con più reati e denunce rispetto alla popolazione residente. Secondo i dati sulla criminalità italiana raccolti dal ministero dell'Interno, nell'ultimo anno a Milano sono state presentate 6991,3 denunce di reati ogni centomila abitanti, per un numero totale di 225.078 denunce.

Significa che esiste un problema di criminalità su cui bisogna fare attenzione ovunque se, nella stessa classifica, al secondo posto c'è Rimini con 6246,4 denunce ogni centomila abitanti e al terzo Roma con 5485,4, sempre ogni centomila abitanti. Per trovare Napoli nella classifica generale, dobbiamo andare al decimo posto con 5479,1 denunce ogni centomila abitanti, per 135.980 denunce totali. 

Stupisce che una città come Rimini, quasi mai protagonista di notizie di cronaca nera di rilievo nazionale, raggiunga il secondo posto per furti e il terzo per rapine e lesioni dolose. Ma Napoli, seppure decima per reati totali, è purtroppo prima in Italia nei fascicoli di associazione mafiosa e questo fa capire come ogni città viva problemi di diversa qualità criminale, legati alle differenti tipologie di reati più diffusi. Proprio per questo, ricordare la statistica del Viminale non significa voler fare strumentali raffronti territoriali per una contrapposizione tra nord e sud, ma solo constatare come il luogo comune e il pregiudizio falsino la visione equilibrata della realtà.

Troppo spesso siamo prigionieri di racconti seduti, di certezze preconfezionate che impediscono l'analisi corretta di cosa sia oggi l'Italia. Eppure, nella classifica del Viminale, scorporando le cifre sui singoli reati denunciati, si trova Milano al primo posto per furti e rapine, al quarto per violenze sessuali. Le notizie di aggressioni sessuali a ragazze nell'area metropolitana milanese sono frequenti e in tanti ormai conoscono anche cosa sia il fenomeno delle gang metropolitane meneghine di stampo etnico e di quartiere che, per i continui scontri violenti tra bande, rendono pericolose le notti milanesi.

Constatarlo da Napoli sarebbe inutile esercizio consolatorio, perché sarebbe ingenuo appiattire la realtà criminale italiana nella famosa notte hegeliana dove tutte le vacche sono nere. Ogni città d'Italia ha i suoi problemi di sicurezza. La criminalità, di qualità diversa in ogni città italiana, è problema comune, su cui va fatto fronte comune. Al nord, al centro e al sud del Paese. Poi, va tenuto conto delle specificità, dei differenti contesti di natura storica che ogni inquirente deve approfondire.

Così, nel raffronto statistico, Napoli si trova al secondo posto dietro Milano per numero di rapine, ma all'ottavo per furti e assai dietro, ottantaquattresimo posto, per violenze sessuali. Purtroppo, e questo conferma le differenze di contesto storico, l'area metropolitana napoletana si trova nella non invidiabile posizione di vertice nel reato di contrabbando come nei fascicoli sui clan della camorra. Specificità, si diceva, per comprendere che ogni città italiana vive il suo diverso problema di criminalità che richiede analisi e soluzioni differenti. Fa poi la differenza, e anche molto, la percezione del crimine e della sicurezza, come cioè si avverte il pericolo di subire reati nella propria città. Anche in questo caso, il ministero dell'Interno, stavolta in collaborazione con l'Eurispes, ha elaborato uno studio che spiega come «la sensazione di insicurezza non sembra avere spesso un diretto riscontro nella realtà». C'è una differente percezione di sicurezza nelle varie città italiane, spesso non agganciata ai dati reali della criminalità esistente, ma basata su notizie e racconti, più o meno ripetuti, di episodi criminali. E quindi non meraviglia che lo studio del Viminale abbia verificato che, al di là delle citate statistiche sull'indice di criminalità territoriale, la ripetitività delle notizie su alcuni reati, limitate ad alcune aree del Paese, ha prodotto più timore di restare vittime di reati maggiore del 30 per cento al sud rispetto ad altre zone d'Italia. Questo squilibrio statistico di percezione sulla sicurezza nord-sud deve far riflettere, proprio perché il fronte contro la criminalità deve vedere unito tutto il Paese. 

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