Sprechi e patti segreti: è svedese l’ospedale più caro del mondo

By Holger.Ellgaard - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=54086947
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di Mario Ajello e Andrea Bassi
Sabato 6 Aprile 2019, 00:27
4 Minuti di Lettura
STOCCOLMA «Un club segreto, fatto di politici della Contea, di burocrati, di consulenti privati che hanno maneggiato questo enorme progetto e hanno portato avanti l’appalto nella più fitta oscurità e nel mistero». Così racconta Elisabet Hoglund, giornalista, blogger molto seguita, e in passato anche campionessa di ciclismo che ha più volte rappresentato la Svezia nei campionati del mondo. Lo scandalo è quello dell’ospedale più caro del mondo. Come lo definiscono i cittadini più combattivi di Stoccolma. Questa per loro è la vergogna nazionale. E non si tratta soltanto di malasanità. Il nuovo Karolinska la sua eccellenza l’ha raggiunta nel diventare - e non siamo in Grecia o in Italia o nel resto di quell’Europa Mediterranea che vista da quassù rappresenta l’abuso della corruzione e dell’inefficienza - la grande cattedrale dello spreco e dei lavori senza fine, tranne quella dell’escalation dei costi poco in linea con la cantata rettitudine protestante sventolata come vessillo del Modello Svedese.

Un patto tra il pubblico, la Contea di Stoccolma, e il privato. Usare la parola gara per l’assegnazione dell’appalto appare eccessivo. Ai nastri di partenza c’era un solo concorrente. L’arbitro è insieme giocatore. I lavori dovevano costare 14,5 miliardi di corone svedesi, circa un miliardo e mezzo di euro. Ma da subito i costi hanno iniziato ad impennarsi. Il conto, ancora provvisorio per un’opera a cui mancano ancora vari pezzi, è già salito a ridosso dei 30 miliardi di corone, tre miliardi di euro, il doppio di quanto preventivato. Non finisce qui. Lo scandalo nello scandalo riguarda i costi di gestione fino al 2040, assegnati allo stesso consorzio, per una cifra che si avvicina a 60 miliardi di corone, altri 6 miliardi di euro. E c’è poco da meravigliarsi se montare una porta costa un milione di corone. Spostare i rubinetto costa 150 mila corone, 15 mila euro. Per rifare i letti nelle stanze adibite al riposo dei lavoratori 600 mila corone all’anno, 60 mila euro. Racconta un medico: «Hanno fatto passare il tubo degli scarichi sul soffitto del reparto di sterilizzazione dei ferri chirurgici. I tubi perdevano, e i liquami hanno iniziato a piovere sugli scaffali dove erano conservati gli strumenti sterilizzati. Un terribile odore di fogna... per non dire dell’enorme spreco di soldi pubblici».

C’è chi parla di una vera e propria “gang”. Riecco la blogger Hoglund: «Quando il consiglio della Contea ha dovuto prendere la decisione finale sull’appalto, questo fu considerato così segreto che il sistema audio fu spento per evitare che i dettagli dell’accordo arrivassero a persone non autorizzate».
E pensare che nelle classifiche di Trasparency, che misurano la percezione che ogni Paese rispetto alla correttezza dei propri comportamenti, la Svezia è sempre in cima. Ma non è all’insegna della trasparenza la parola d’ordine che viene ripetuta di fronte ad ogni minimo inciampo: «Siamo una famiglia, dei nostri problemi dobbiamo parlare solo tra di noi».

Ma come è stato possibile questo capovolgimento del Modello Svedese? Il sospetto e’ che si siano saldate delle lobby. A Stoccolma domina quella dei moderati. Catharina Elmaster-Sward, assessore al bilancio del partito di centro tra il 2008 e il 2010, è il politico che più ha spinto per la soluzione pubblico-privato, anche se il ministro delle finanze dell’epoca l’aveva messa in guardia dai pericoli. Oggi è ceo della Swedish Construction Industry, l’associazione dei costruttori. Un’altra figura coinvolta è Filippa Desiree Amanda Cay Reinfeldt, figlia di Cay Holmberg, un dignitario della marina ed ex moglie di un politico di primissimo piano, Fredrik Reinfeldt, che è stato anche capo del governo e resta molto popolare in Svezia. Filippa, al tempo della decisione dell’appalto, era ministro della Sanità. Una volta lasciato l’incarico ha subito trovato un posto di responsabilità nella Aleris, un’azienda privata che ha un ruolo sostanziale nel sistema sanitario pubblico. A queste latitudini i conflitti di interesse fanno meno impressione.

Ma ecco in questo puzzle la figura di Kristoffer Tamsons, 42 anni, oggi assessore al traffico e alle infrastrutture della Contea di Stoccolma, era quello che quando Reinfeldt era primo ministro gli scriveva i discorsi. La sua carriera è stata rapidissima. Da ghost writer è diventato il pianificatore delle campagne elettorali per i moderati, di cui è stato anche funzionario negli uffici del Parlamento e consigliere municipale. Poi anche lui è passato nel privato, nell’agenzia di lobby Hallvarsson&Halvarsson. Secondo Fokus Magazine, Tamsons, nella classifica delle cento persone più influenti in Svezia, si colloca al 54esimo posto. L’anima politica di questa operazione è considerato proprio lui. E così l’ospedale degli scandali infiniti, che doveva essere il fiore all’occhiello, diventa la vergogna nazionale, nonostante questa antica istituzione dedicata alla principessa Carolina sia la casa dei Nobel per la medicina.
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