Terremoto a Napoli, i guardiani del Vesuvio: «Niente allarmi, vigiliamo»

Una sirena per le scosse più intense, il direttore: evento raro, bandita la paura

Di Vito
Di Vito
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Domenica 28 Aprile 2024, 23:06 - Ultimo agg. 30 Aprile, 11:59
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«Non si parli di allarme, perché non c’è nessun allarme», nella sala controllo dell’Osservatorio Vesuviano il direttore Mauro Di Vito guarda i monitor che segnalano ogni sussulto della terra e cerca di trasferire un messaggio rasserenante, anche se ieri il Vesuvio ha fatto sentire la sua potenza con una scossa di 3.1 gradi e il giorno prima i Campi Flegrei hanno dato una vigorosa spallata da 3.9 gradi che s’è fatta sentire fino al centro di Napoli.

La scossa di ieri all’alba è stata appena avvertita dalla popolazione dell’area vesuviana e non ha prodotto nessun danno, esattamente come quella di sabato nel mare di Bacoli: tanta paura, zero cedimenti, per fortuna. Ieri mattina il Prefetto ha convocato una riunione per fare il punto della situazione, ha ottenuto anche lui rassicurazioni dai sindaci delle aree travolte dal sisma, dagli esperti della Protezione Civile, dallo stesso direttore dell’Osservatorio che s’è collegato dalla sede di via Diocleziano, ché non si può abbassare la guardia, nemmeno di domenica mattina. 

I segnali

Di Vito e la squadra di sessanta persone che s’alternano alla gestione della sala operativa, da molti mesi non riescono a tirare il fiato. Presidio 24 ore su 24, senza mai abbassare la guardia, nemmeno a Natale, a Capodanno, a Ferragosto: c’è sempre qualcuno a tenere d’occhio decine di monitor collegati con i sismografi e con una miriade d’altri congegni di rilevamento. Quando un apparecchio registra una scossa più intensa, nella sala parte il suono di una sirena che richiama l’attenzione. Subito iniziano misurazioni e verifiche per fornire, entro i primi cinque minuti, un report attendibile da trasferire alle autorità, Prefettura e Protezione Civile. C’è pure un telefono rosso (è realmente di colore rosso) collegato con la Prefettura per lanciare eventuali, e inauspicabili, allarmi immediati.

La localizzazione dell’epicentro viene individuata con precisione sempre maggiore man mano che passano i minuti e i computer digeriscono e sputano fuori i dettagli sull’evento; la magnitudo viene misurata con una precisione millimetrica dalle donne e dagli uomini dell’Osservatorio: il procedimento viene ripetuto più e più volte per restituire un valore inattaccabile, senza ombre di dubbi sulla precisione, perché i terremoti sono una roba seria e non si può correre il rischio di fornire dati inaffidabili.

Le polemiche 

Sorride il direttore Di Vito di fronte all’assalto social che accusa l’Osservatorio di fornire notizie “ammorbidite” per non diffondere il panico o per altri fantasiosi motivi diffusi nel web: «Sono illazioni paradossali.

Qui ci sono i massimi esperti di sismologia e vulcanologia, persone che dedicano l’intera vita allo studio e alle verifiche sul campo. E poi - dice allargando le braccia - saremmo condannati se diffondessimo dati taroccati. I social non sempre sono attendibili, ecco perché chiediamo sempre di affidarsi a canali informativi ufficiali».

C’è, poi, anche la grande paura, anche questa urlata dai social, che si sviluppa sul tema dell’ampliamento delle aree dove si percepiscono le scosse che si fanno sentire anche nel cuore di Napoli, nella provincia Occidentale, perfino sulle isole, segno, secondo i professoroni del web, che l’intensità delle scosse aumenta a vista d’occhio. Il direttore sospira e, con pazienza, spegne anche quest’altra paura: «Tutto dipende dalla capacità del terreno di attutire o di trasportare le onde sismiche».

Si avvicina a una mappa del territorio, indica la zona che va verso la collina dei Camaldoli «in questa direzione le onde sismiche trovano maggiore resistenza», poi punta il dito verso l’area di Posillipo «Questo percorso, invece, trasporta più agevolmente i sussulti del terremoto».

Il bradisismo

Alla ricerca della chiarezza, e della serenità sulla questione del bradisismo e dei terremoti in sequenza, Di Vito accetta anche di soffermarsi su un’altra questione, quella secondo la quale nella crisi bradisismica degli anni ‘80 le scosse non venivano percepite anche nella città di Napoli, come avviene oggi.

È in questo momento che il direttore dell’Osservatorio prende in mano lo smartphone e chiarisce: «Negli anni ‘80 non c’erano questi oggetti tramite i quali è possibile avere segnalazioni in tempo reale anche di eventi sismici che solo gli strumenti riescono a intercettare. Adesso scopriamo che in una sola giornata ci sono tanti terremoti, anche se sono impercettibili, però il solo fatto di sapere che si sono verificati fa immaginare un pericolo che non esiste. Ecco, sappiate che non è anormale che ci siano tante piccole scosse durante una crisi di bradisismo come quella attuale».

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Passi per la promessa di chiarire che non c’è nessun allarme, passi per il chiarimento sulla diffusione del panico che avviene solo per colpa dei social. Ma com’è la vita all’Osservatorio Vesuviano nel mezzo della crisi-bradisismo? «Ovviamente siamo sotto pressione, perché gli eventi si susseguono e noi abbiamo il dovere di seguirli, segnalarli, monitorarli. Però siamo sereni, non c’è nessun segnale di pericolo. Se ce ne fossero saremmo i primi a comunicarlo; se non lo facciamo vuol dire che non c’è da aver paura».

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