Il mito abita ad Itaca: non solo mare e monti
archeologi scoprono la vera reggia di Ulisse

Il mito abita ad Itaca: non solo mare e monti archeologi scoprono la vera reggia di Ulisse
di Rita Sala
Domenica 11 Agosto 2013, 15:54 - Ultimo agg. 13 Agosto, 17:27
4 Minuti di Lettura
Le sue rocce sono di calcare e madreperla. Le acque che la circondano, tra le pi limpide della Grecia.



È piccola, verde, molto meno frequentata della vicina Kefalonià (Cefalonia), che dista solo tre quarti d’ora di traghetto. Percorrendo a piedi le sue valli, i suoi colli, le forre di ulivi e cipressi che l’attraversano, arrivano allo sguardo panorami marini spettacolari, strappati al mito e conservati a meraviglia. Itaca, l’isola di Ulisse.



È servita a Kavafis per scrivere una lirica degna dell’Odissea e continua a nutrire l’immaginario collettivo di profili indimenticabili, legati al poema omerico e alla ricca simbologia che ne deriva. Le sue sono principalmente strade sterrate, sulle quali si affacciano siti archeologici di comprovata o sognata importanza. Il che fa lo stesso: di verità e fantasia è fatta la conoscenza migliore. E su due promontori gemelli, a nord, sorgono gli emblematici villaggi di Exogi e Anogi, una coppia di sentinelle.



ALTURE E BAIE

Itaca vibra. Di fronte alla sua magia c’è anche, in agosto, una piccola folla di yacht superlusso, ma sulla terraferma, all’ombra di lentischi, mirti e gigli selvatici il benefico oblio lo procura Ulisse. Che patì sulle onde ben dieci anni, dopo la guerra di Troia, per riguadagnare il suo regno, la sua donna, la sua casa. Non usa, l’eroe, le foglie dei Lotofagi che donano il torpore. Gli basta aleggiare in spirito nel luogo che non avrebbe mai cambiato con nessun altro, la sua isola di monti (a nord trova l’altura di Niritos, 806 metri sul livello del mare; a sud le montagne di Merovigli e Nerovoulo, di 669 e 582 metri) e di terremoti, un tempo coperta di querce, oggi rare per gli incendi e i disboscamenti. Una patria di rare pianure dove prosperano l’ulivo e la vite. E dove greggi e mandrie sono generose di latte per il formaggio pascolando tra margherite, papaveri, anemoni, ciclamini. I discendenti di Odisseo amano la musica e la danza, ma a differenza dellantico Re sono poco curiosi, preferiscono al rischio la mitezza mediterranea che d’estate diventa accidia. Godono senza isterìa il bel clima del posto, dai 15 ai 20 gradi, con punte di maggior caldo e maggior freddo nei giorni del Solleone (mai superati però i 40 gradi) e in inverno.



GLI SCAVI

Da un paio d’anni Itaca è sotto i riflettori anche per un altro motivo: un archeologo che scava sull’isola da un paio di decenni avrebbe trovato il perimetro e i resti della reggia dove Penelope ha fedelmente atteso il marito. Athanasios Papadopoulos, dell’Università di Ioannina, che lavora la moglie, Lisa Papadopoulou Condorli, avrebbe identificato la dimora del Laerziade ad Aghios Anastasios (il sito prende nome da una chiesa ortodossa che sorge proprio lì), un’area che gli Itacesi chiamano, guarda caso, Scuola di Omero.



GLI INSEDIAMENTI

Due gli nsediamenti: uno dell’età del Bronzo (1300 a.C.); l’altro ellenistico. Tra le strutture del più antico sono state trovate una grande fontana e una serie di tavolette dipinte, simili a quelle rinvenute nei palazzi di Agamennone a Micene e di Nestore a Pilo. Se in passato, ad Itaca, si era parlato della scoperta di una fantomatica “casa di Ulisse”, pare proprio che questa volta, data l’affidabilità del professor Papadopoulos, si possa pensare a qualcosa di simile. Altri archeologi, puntualmente, hanno fatto osservare che a Micene e a Pilo la caratteristica dei palazzi è un grande cortile circondato da stanze, struttura che a Itaca non è ancora emersa con tanta chiarezza. Sarà la solita vecchia storia?



Quanti dubbi, a suo tempo, anche su Heinrich Schliemann, imprenditore tedesco e archeologo autodidatta capace di lasciarsi guidare dai poemi omerici fino alla scoperta, dopo anni di ricerche e un matrimonio con una giovane greca di nome Elena, della mitica Troia (o di una città più antica) e del cosiddetto tesoro di Priamo. «Quando ti metterai in viaggio per Itaca/devi augurarti che la strada sia lunga/fertile in avventure e in esperienze./I Lestrigoni e i Ciclopi/o la furia di Nettuno non temere/non sarà questo il genere di incontri/se il pensiero resta alto e un sentimento/fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo./ In Ciclopi e Lestrigoni, no certo/né nell'irato Nettuno incapperai/se non li porti dentro/se l'anima non te li mette contro». Kavafis. Pochi hanno saputo, come il poeta di Alessandria, penetrare il segreto greco, la dimensione in cui il miraggio è realtà e la realtà può farsi miraggio. Qualcosa che ad Itaca esiste ancora e sempre, fortemente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA