Paolo Gasparini bamboccione solo sul set: i viaggi? Minimo di un mese

Paolo Gasparini
Paolo Gasparini
di Giorgia Cardinaletti
Lunedì 24 Giugno 2013, 15:57 - Ultimo agg. 28 Giugno, 15:51
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In questi giorni lo vedremo al cinema ne "Il Regalo a sorpresa" di Fabrizio Casini per Achab, nei panni di un bamboccione quarantenne che non vuole staccarsi dalla mamma. Ma nella vita reale Paolo Gasparini, il brigadiere Banti del Maresciallo Rocca, se ne è andato da casa a 17 anni. Viaggiare per lui è una vera passione e ogni volta è un'autentica esperienza di vita. Ama conoscere fino in fondo le mete che sceglie, anche a costo di starci un mese. Come quella volta a Hollywood a casa della mitica Sally Spectra di Beautiful...



L'ultimo viaggio che ha fatto?

«L'anno scorso sono stato in Turchia in barca a vela. Poi ho mollato la compagnia e sono andato a Istanbul perché ero curioso di vedere la città. Un luogo bellissimo e molto organizzato. Una cosa che sto scoprendo viaggiando è che i paesi che pensiamo siano più arretrati, in realtà sono molto più avanti di noi. Mi piace conoscere i luoghi fino in fondo. Sono un viaggiatore un po' atipico, non mi basta un weekend, in una città importante devo stare minimo un mese. Se scelgo un posto cerco di organizzarmi per starci un po' di tempo e fortunatamente faccio un lavoro che mi permette di poter star fuori a lungo».



Il viaggio più bello di sempre?

«Messico. Sono appassionato di piramidi e di misteri della storia. Un giorno ho preso uno zaino e sono partito per Guatemala city e in due mesi e mezzo ho percorso tutta la rotta Maya visitando i siti più importanti. Il Messico ha proprio questa caratteristica di prenderti per mano e guidarti. Mi è piaciuta molto anche Miami ma prima di partire non ne ero così convinto. Poi ti trovi davanti il calore del Sud America, il mare bello che è una sorpresa. Non me l'aspettavo, è il paese dei balocchi. Agli inizi della carriera sono stato per parecchio tempo a Los Angeles. Per un mese mi ospitò Darlene Conley, la Sally Spectra di Beautiful, a Hollywood. La conobbi quando vennero in Italia per Umbria Fiction con alcuni del cast della soap opera. A quei tempi lavoravo per una società che si occupava di eventi e mi affidarono a lei come interprete e tutor. Diventammo molto amici quando un giorno fuggimmo da fotografi e giornalisti per fare una passeggiata a San Pietro. In California mi ha ospitato per un mese. Una donna straordinaria».



E il viaggio più brutto?

«La mia filosofia di viaggio non contempla il brutto. Su questo sono un po' snob: esiste una differenza fondamentale tra il turista e il viaggiatore. Ogni percorso ti arricchisce e non riesco proprio a trovare dei lati negativi. Ho bisogno a volte di decontestualizzarmi: in una società in cui siamo quello che possediamo, preferisco staccarmi da tutto e trovare le distanze. Il viaggio ti dà questa magia, fuori dal tuo habitat riesci a scoprire delle cose di te stesso sorprendenti, ad esempio come reagiresti di fronte al pericolo. Non esiste solo una distanza esteriore ma anche una interiore che puoi scoprire solo attraverso il viaggio».



L'albergo più bello della sua vita?

«Il Taj Mahal Palace di Mumbai. Ebbi la fortuna di accompagnare un mio amico a cui facevo da interprete. Un hotel dalle mille e una notte. Mi piacciono i grandi alberghi, ma quando viaggio preferisco, se posso, prendermi una casa e vivere la vita del luogo».



Quando e come fa la valigia?

«Tasto dolente. Partire tre giorni o tre mesi per me è la stessa cosa. Dopo i tre giorni penso che mi potrà servire di tutto, quindi o ci metto molto tempo o mi riduco all'ultimo minuto. L'ideale è quando parto in auto perché mi porto di tutto».



Cosa porta sempre con sé?

«La prima cosa a cui penso è un paio di scarpe comode che mi consentano di macinare chilometri. Poi cerco di portare abbigliamento tecnico per far fronte a qualsiasi emergenza. In valigia metto anche una cosa più carina qualora ci fosse qualche occasione, una cena o una festa. Ma non ho oggetti particolari a cui sono legato che porto sempre con me, preferisco essere il più libero possibile».



Meglio soli o in compagnia?

«Io sono stato quasi sempre un viaggiatore solitario, andando avanti con l'età però mi piacerebbe avere un buon compagno o una buona compagna di viaggio. Ultimamente preferisco condividere, però poi alla fine nel novanta per cento dei casi mi trovo a viaggiare da solo».



Libri o e-book?

«Libri».



In una città: guida alla mano e itinerario ferreo o a zonzo senza meta precisa?

«La prima cosa che faccio sempre appena arrivo è perdermi».



Il piatto che più le è piaciuto?

«Amo gli alimenti semplici. Non dimenticherò mai il sapore del pesce appena pescato in Messico».



Quello che dimentica sempre a casa?

«Tutto. Almeno sempre una delle quattro cose fondamentali, come ad esempio i documenti. Sono uno sbadato cronico».



Il prossimo viaggio?

«Il momento di crisi limita molto la libertà. Però tra i viaggi che vorrei fare c'è Cuba, la Patagonia, il Brasile e New York. Tutte mete da vivere rigorosamente da viaggiatore e non da turista».
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