Max Tortora: «Nel mio bagaglio c'è solo lo spazzolino»

Max Tortora: «Nel mio bagaglio c'è solo lo spazzolino»
di Francesco Olivo
Giovedì 24 Ottobre 2013, 16:09 - Ultimo agg. 31 Ottobre, 14:58
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Max Tortora uno di quei personaggi che con la valigia hanno sempre avuto a che fare. Tra le sue tante apparizioni in tv e a teatro ce n’è una che è rimasta nella mente di molti: la sit-com Piloti. Per 150 episodi in questa serie tv della Rai Max è stato il vicecomandante di voli sgangherati, guidati da Enrico Bertolino.

Ora sta preparando due spettacoli: Doppia Coppia (a dicembre alla Sala Umberto di Roma) e One man show (a marzo al teatro Olimpico, sempre nella Capitale). Quando si parla di valigie, di viaggi, di voli, è impossibile trovarlo impreparato.



Max Tortora, iniziamo dalle basi: valigia grande o bagaglio essenziale?

«Parto solo con spazzolino, tappi per le orecchie e gocce per il naso. Le hostess mi adorano».

Oltre ai vestiti, immagino.

«Immagina male: i vestiti sono solo quelli che ho addosso. Porto solo il costume e le ciabatte. Il resto lo compro una volta arrivato. Devo stare dieci giorni? Vado in un negozio e compro dieci magliette nere, tutte uguali, oltre alla biancheria. Ho scoperto che lavare le cose negli alberghi costa più che comprare cose nuove».

Viaggia leggere per solidarietà verso i suoi colleghi piloti e assistenti di volo?

«In effetti quell’esperienza è servita. Facevo sempre su e giù tra Milano e Roma e avevo molti dolori per le valigie pesanti. Così ho deciso di tagliare».

Chi parte con lei si deve adeguare a questi standard rigidi?

«No, ma io non li aspetto, quando li fermano perché il bagaglio è troppo pesante, fuori misura e via dicendo. Sapesse le volte che ho visto amici dover pagare un sacco di soldi proprio per colpa delle valigie, oppure comprarne di nuove per metterci dentro i souvenir. Io non ne ho mai comprato uno».

Almeno il bagaglio al ritorno sarà un po’ più consistente…

«Manco per niente. Quando me ne vado lascio tutto quello che ho comprato. È tutta roba senza valore».

Se lo lasci dire: lei sembra un viaggiatore solitario.

«E’ vero, parto spesso solo. È un modo per confrontarmi con me stesso, una sorta di lotta per la sopravvivenza, si fa per dire. Poi alla fine finisce che conosco sempre qualcuno. Già in aereo in media quattro persone diventano amiche mie».

Qual è una meta adatta per partire soli?

«Recentemente sono stato alle Maldive, una meraviglia, e a Mauritius. Sono single e quelli sono momenti per me, leggo molto e mi godo quella natura spettacolare. Alla fine il tempo vola».

Una brutta esperienza di viaggio?

«Quella volta in cui in America mi si è rotto il cellulare. Dentro avevo tutte i codici per carta di credito e bancomat. Oltre a tutti i numeri di telefono. È stato un incubo».

Il ristorante del cuore?

«Io il posto esotico l’ho trovato a Fiumicino, da Gina al Porto romano. Da lì vedo tutte le barche, ho sempre avuto il sogno di averne una».

L’albergo preferito?

«Al Principe di Savoia di Milano ho vissuto tre anni. Una seconda casa. Mi hanno coccolato molto».

Prossima partenza?

«Quando finisco i miei spettacoli a teatro andrò in Thailandia, oppure in India».
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