Berlusconi in Sardegna: «Dentro FI nessuna rottamazione. Napolitano non lo rieleggerei»

Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi
Sabato 1 Febbraio 2014, 13:43 - Ultimo agg. 2 Febbraio, 09:57
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Cappellacci d'ora in poi chiamatelo Franco, io lo chiamo cos perch mi rompe le scatole tutti i giorni con la zona franca. Lo ha detto, strappando risate e applausi, Silvio Berlusconi, questa mattina a Cagliari per lanciare la campagna elettorale del candidato del centrodestra alle regionali in Sardegna, il governatore uscente Ugo Cappellacci. «Ricordo ancora l'inizio della campagna elettorale 5 anni fa, proprio qui alla Fiera, che ci aveva portato alla vittoria» ha concluso Berlusconi.



Berlusconi è arrivato alla Fiera di Cagliari con oltre due ore di ritardo rispetto al programma. Nel padiglione D ci sono per il Cavaliere circa 2.500 persone: in sala bandiere di Forza Italia, sul palco due maxischermi e lo slogan della campagna di Cappellacci «Qui Ora». In sottofondo tutte le canzoni che solitamente accompagnano le convention di Fi.



Insieme a Berlusconi c'era la compagna, Francesca Pascale, e il candidato governato Ugo Cappellacci. Sceso dall'auto non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Poi dal palco si è scusato per il ritardo: «c'era acqua alta a Roma per il maltempo - ha spiegato - abbiamo impiegato più di un'ora e un quarto per arrivare all'aeroporto e abbiamo perso l'aereo, quindi ci siamo dovuti imbarcare con quello successivo».



Maretta dentro Forza Italia. «Sui giornali leggo solo stupidaggini, su maretta o non maretta e su rottamazione in Forza Italia. Voglio chiarire che Toti è venuto per amor mio, ma preciso che non siamo gay, e avete visto cosa è venuto fuori. Non vogliamo rottamare nessuno perchè se c'è qualcuno che negli oltre 50 anni della sua carriera imprenditoriale e politica ha sempre avuto rispetto di tutti i suoi collaboratori e amici, quello sono io».



«Sono addolorato per tutto quello che lo Stato italiano non ha fatto per la Sardegna, ma in Italia dal 1948 è sbagliato il modo di votare». «La Costituzione è stata concepita perchè non ci fossero le condizioni capaci di dar vita ad un nuovo regime, ma così facendo non si è dato nessun potere al Governo», ha aggiunto Berlusconi.



La Costituzione. Silvio Berlusconi, prendendo spunto dalle critiche del governatore sardo Cappellacci, che ha parlato prima di lui alla Fiera di Cagliari, è tornato a parlare di Costituzione. «I padri costituenti - ha detto il leader di Forza Italia - non hanno dato poteri al Governo ma ai due rami del Parlamento e alla Corte Costituzionale. Nei nove anni che sono stato al Governo non ho avuto i poteri per ottenere i risultati che speravo, non ho potuto fare quelle profonde riforme necessarie per stare al passo con il resto dell'Europa, come la riforma della burocrazia, la riforma del lavoro e del fisco, ma soprattutto - ha concluso Berlusconi - la riforma della giustizia, una mancanza che grida ancora vendetta».



I poteri del Premier. «L'unico potere del presidente del Consiglio è stendere l'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri successivo, il governo non può usare il decreto legge, perchè questo dipende dal presidente della Repubblica. A me sono accadute cose spiacevoli con il Capo dello Stato e ho avuto la sfortuna di avere a che fare con tre Presidenti della Repubblica tutti di sinistra». «La Corte Costituzionale è diventata un organo politico di sinistra. Gli ultimi presidenti della Repubblica di sinistra hanno nominato i loro compagni e così su 15 membri undici sono di sinistra». «Bisogna cambiare la Costituzione per avere un potere come gli altri Europei: e c'è un solo mezzo, che un solo partito conquisti la maggioranza nel Paese».



I processi contro Berlusconi. «Sono vittima di una persecuzione senza precedenti». Ha poi ribadito Berlusconi, rivolgendosi ai giovani che hanno creato anche in Sardegna i club Forza Silvio. Berlusconi ha quindi ricordato tutti i processi ai quali è stato sottoposto.



L'augurio al segretario del Pd. «Sulla legge elettorale abbiamo trovato una possibile soluzione con Matteo Renzi e approfitto per mandargli i miei migliori auguri perchè possa avere una maggioranza interna al suo partito che possa consentigli di proseguire nel lavoro fatto insieme».



La soglia del 37 per ento. «I piccoli partiti hanno ottenuto, con l'aiuto del Capo dello Stato, che si passasse dal 35% al 37% come sbarramento per avere il premio di maggioranza. Ecco allora la soluzione del ballottaggio che per noi è negativo», perchè «i grillini voterebbero Pd».

«Se magari si arriverà ad una sfida tra Pd e Fi, immaginiamo che i grillini voteranno per il Pd. Quindi noi dobbiamo vincere con più del 37% e sono convinto che nel nostro Paese esista questa possibilità».



Tornando indietro, Silvio Berlusconi non rieleggerebbe Giorgio Napolitano a Capo dello Stato. Lo ha detto il leader di Forza Italia, rispondendo alla domanda del direttore del telegiornale di Videolina in un'intervista esclusiva realizzata questo pomeriggio dopo il comizio alla Fiera di Cagliari. «Le dico francamente di no», ha risposto Berlusconi. «La storia giudicherà quella che è stata la parte del presidente della Repubblica in questo colpo di Stato del 2011, che è stato lungamente preparato a partire dal 2010 e anche per quanto riguarda l'ultimo, altrettanto negativo colpo di Stato, quello di condannare ingiustamente con una sentenza lontana dal vero e scandalosa, il leader del centrodestra. Un leader a cui il centrodestra dà fiducia con milioni e milioni di voti e poi partendo da una sentenza così fatta si è dato corso a una procedura di decadenza che ha scombinato tutta la regolarità delle cose. Primo: in tutte le decadenze passate, il tempo era di 14 mesi. Con me il tempo si è ridotto a poco più di due mesi. Due: quando una norma nazionale contrasta con una norma europea sovraordinata, c'è l'obbligo per il giudice di rivolgersi per, diciamo così, l'interpretazione autentica della norma alla Corte di Strasburgo. Tre, gravissimo, si è applicata retroattivamente una legge, la legge Severino - ha concluso Berlusconi - condannandomi alla decadenza e alla ineleggibilità e incandidabilità per sei anni, violando, calpestando, il principio primo di ogni ordinamento giuridico, che è la non retroattività della legge».
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