Sciopero giornalisti Rai, l'azienda attacca il sindacato: «Nessun bavaglio, falsità per motivi politici». La replica: «Toni da padroni delle ferriere»

Al fine di evitare che i Tg della rete pubblica non vadano in onda, c'è grande fermento tra i giornalisti dell'altra sigla sindacale

Sciopero giornalisti Rai, l'azienda attacca il sindacato: «Nessun bavaglio, falsità per motivi politici». La replica: «Toni da padroni delle ferriere»
Sciopero giornalisti Rai, l'azienda attacca il sindacato: «Nessun bavaglio, falsità per motivi politici». La replica: «Toni da padroni delle ferriere»
di Francesco Malfetano
Domenica 5 Maggio 2024, 18:08 - Ultimo agg. 21:00
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«Il sindacato sparge fake news che danneggiano l'azienda». E ancora: «Parole da padroni della ferriera». Non si abbassa il livello dello scontro a viale Mazzini tra i vertici Rai e il sindacato interno alla tv pubblica, l'Usigrai. Alla vigilia dello sciopero di 24 ore proclamato dai giornalisti per domani, il 6 maggio, per denunciare l’utilizzo della tv pubblica come «megafono del governo», l'azienda ha accusato l’Usigrai di «promuovere fake news» per «motivazioni ideologiche e politiche», e i dipendenti  l’azienda di voler «screditare un’intera categoria».

I VIDEO-MESSAGGI
Dopo qualche giorno di polemiche a bassa intensità, il durissimo botta e risposta è scaturito dalla diffusione sui canali Rai del video in cui il sindacato spiega le proprie ragioni e quello con la replica dell'azienda. «Domani i giornalisti e le giornaliste della Rai, per la prima volta dopo molti anni, si asterranno totalmente dal lavoro per protestare - ha spiegato la sigla - contro le scelte del vertice aziendale che accorpa testate senza discuterne col sindacato, non sostituisce coloro che vanno in pensione e in maternità facendo ricadere i carichi di lavoro su chi resta, senza una selezione pubblica e senza stabilizzare i precari, taglia la retribuzione cancellando unilateralmente il premio di risultato». Per poi concludere: «Ma non solo, in questi giorni è diventato di dominio pubblico il tentativo della Rai di censurare un monologo sul 25 aprile (il riferimento è al caso di Antonio Scurati a Che sarà, su Rai 3, prima della festa della Liberazione, ndr) salvo poi, in evidente difficoltà, cercare di trasformarla in una questione economica. Preferiamo perdere uno o più giorni di paga, che perdere la nostra libertà, convinti che la libertà e l'autonomia del servizio pubblico siano un valore di tutti. E la Rai è di tutti».
Da qui la contro-replica di viale Mazzini che ha generato l'accusa di essere «Padroni della ferriera» da parte dei dipendenti. «La decisione del sindacato di scioperare su motivazioni che nulla hanno a che vedere con i diritti dei lavoratori si inquadra in motivazioni ideologiche e politiche», si sente in un video-messaggio che sottolinea come non vi sia «alcuna censura o bavaglio».

Non solo, in merito alla gestione del personale Rai, i vertici del servizio pubblico hanno infatti evidenziato «l’impossibilità nell’attuale quadro economico di aprire nuovi concorsi pubblici per nuove assunzioni giornalistiche a fronte di un organico di oltre duemila unità, mentre si rendono invece necessari processi di ottimizzazione che consentano di valorizzare l’organico esistente. In questa direzione vanno le razionalizzazioni approvate dal cda Rai. Lo sciopero del sindacato Usigrai a un mese dalle elezioni europee oltre a impoverire l’offerta informativa, espone il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del fondamentale diritto all’informazione, caposaldo della democrazia».

L'AFFONDO E IL SOSTEGNO POLITICO
I toni sono durissimi. Come durissima è, appunto, l'ulteriore dichiarazione dell'Usigrai che dopo aver contestato nel merito la versione dell'azienda ha evidenziato anche la «protervia» dei dirigenti: «Chi sottrae tempo all’informazione ancora una volta è l’azienda: l’Usigrai si attiene alle regole con un comunicato di un minuto, la protervia aziendale impone una replica che dura il doppio». La disputa ha inoltre finito con il chiamare in campo non solo la Federazione nazionale della stampa ma il Partito Democratico. I dem infatti, si sono schierati al fianco dei dipendenti Rai accusando «la maggioranza guidata da Giorgia Meloni» di aver non solo «occupato militarmente» il servizio pubblico ma anche di tenere un «atteggiamento irrispettoso nei confronti dei iritti di chi lavora». 

Intanto in Rai fremono i preparativi in vista di domani con l'obiettivo di minimizzare l'impatto dello sciopero. Al fine di evitare che i Tg della rete pubblica non vadano in onda, c'è grande fermento tra i giornalisti dell'altra sigla sindacale presente in Rai, l'Unirai. A loro direttori e responsabili stanno chiedendo di essere presenti, in modo che l'operatività delle testate non venga compromessa, tramutando in un flop lo sciopero dei colleghi. Uno scontro così, a viale Mazzini non si era mai visto. 

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