Pizzo ai piccoli esercenti scacco al clan del racket

10 arresti nel clan De Luca, nel mirino minimarket e caseifici

I carabinieri di Casal di Principe
I carabinieri di Casal di Principe
di Biagio Salvati
Mercoledì 24 Maggio 2023, 08:08
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Venticinque indagati di cui dieci arrestati - 5 in carcere e 5 ai domiciliari - per estorsione aggravata dal metodo camorristico. È il bilancio di un'indagine della Direzione distrettuale antimafia sfociata ieri in un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Napoli, nei confronti di un gruppo capeggiato da Mario De Luca, in passato vicino al clan dei Casalesi. Ad eseguire gli arresti sono stati i carabinieri dalla sezione operativa della compagnia di Casal di Principe nell'ambito di un'inchiesta avviata nel 2017, per fatti accaduti poco prima, nei territori di Casal di Principe, Teverola, Frignano, San Cipriano d'Aversa, Marcianise e Castel Volturno.

Secondo l'accusa, gli emissari del gruppo si presentavano agli imprenditori chiedendo il pizzo «per gli amici di Casal di Principe» o per «le famiglie dei detenuti», ma si accontentavano anche di essere pagati in mozzarelle di bufala e altri generi alimentari: poi però si tenevano sia i soldi che le derrate e nulla veniva dato ai carcerati o versato in una qualche cassa comune del clan.

Il ruolo di primo piano lo aveva Mario De Luca, 54 anni, (in carcere), già arrestato in passato per collusione con i Casalesi, figlio di un elemento del clan Bidognetti. Con lui è finito in carcere il nipote Raffaele Antonio, 42 anni, mentre per il fratello di Mario, il 46enne Antonio, sono stati disposti i domiciliari. Gli episodi, riferibili a quasi sette anni fa, sono stati commessi in un momento di "vuoto" di comando nella zona. In questo contesto, De Luca avrebbe approfittato per creare un nuovo gruppo, dal momento che i Casalesi e le varie fazioni erano ridotte ai minimi termini per arresti e pentimenti.

A colpire gli inquirenti è stata soprattutto la circostanza che De Luca e gli altri indagati arrestati abbiano commesso estorsioni continuate, cioè con cadenza quasi quotidiana, e non a Pasqua, Natale e Ferragosto, a piccole attività commerciali non in grado di pagare il "canonico" pizzo: in particolare ad un minimarket e ad un caseificio, da cui De Luca e complici avrebbero praticamente fatto una spesa quotidiana. Nessuna delle vittime ha mai denunciato.
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De Luca è accusato anche di un cavallo di ritorno in relazione alla restituzione di un'auto rubata nel parcheggio di un centro commerciale, un recupero crediti commissionato da un imprenditore (indagato). In questa circostanza alcuni indagati si sarebbero presentati presso l'attività di una delle vittime minacciandola di morte e rompendo alcuni macchinari con una mazza da baseball.
Figurano tra i 25 indagati anche due elementi del clan Belforte di Marcianise, Camillo Belforte e Achille Piccolo, con cui i De Luca si sono incrociati in relazione all'acquisto di un capannone industriale di Marcianise, per il quale un imprenditore a loro legato aveva versato alla società venditrice un acconto di 500mila euro, salvo poi tirarsi indietro dall'affare. L'imprenditore voleva recuperare i soldi e ha così interessato della sua vicenda i De Luca, che hanno a loro volta informato i referenti del clan Belforte a Marcianise, ma alla fine l'operazione non è andata a buon fine.
 

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