Solofra, truffa da 45 milioni di euro: torna agli arresti domiciliari l'imprenditore Alfonso Oliva

Oliva era stato scarcerato dal Tribunale del Riesame

Solofra, truffa da 45 milioni di euro: torna agli arresti domiciliari l'imprenditore Alfonso Oliva
Solofra, truffa da 45 milioni di euro: torna agli arresti domiciliari l'imprenditore Alfonso Oliva
di Katiuscia Guarino
Giovedì 9 Maggio 2024, 09:09 - Ultimo agg. 13:40
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Nuovi sviluppi nell'inchiesta della Guardia di Finanza su riciclaggio di profitti illeciti e fatturazioni per operazioni inesistenti. Gli ulteriori elementi emersi nel corso dell'attività investigativa hanno fatto tornare ai domiciliari Alfonso Oliva, amministratore dell'azienda conciaria Dgf srl di Solofra. Il 41enne è stato raggiunto nuovamente da una misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avellino, Giulio Argenio su richiesta del pubblico ministero Luigi Iglio.

Deve rispondere per gli stessi reati che a fine marzo lo fecero finire ai domiciliari nell'ambito delle indagini per una frode fiscale da 45 milioni di euro denominata “Operazione Bussola”. Oliva era stato poi scarcerato dal Tribunale del Riesame. Alfonso Oliva, attraverso il suo avvocato Claudio Frongillo, presenterà istanza per la revoca della misura restrittiva.

Il provvedimento restrittivo nei confronti del 41enne è frutto di ulteriori approfondimenti investigativi da parte dei militari della Tenenza di Solofra.

Accertamenti che dunque rientrano nell'ambito di una complessa indagine che due mesi fa portò alla emissione di cinque misure cautelari personali e reali, una delle quali raggiunse proprio Oliva. Le fiamme gialle irpine, guidate dal comandante Salvatore Minale, sono riuscite a scoprire una struttura organizzativa dedita al riciclaggio, reimpiego di profitti illeciti e emissione di fatture per operazioni inesistenti. La base di tutto sarebbe nel polo conciario di Solofra con ramificazioni ad Avellino, Salerno, Napoli e Fermo.

Dalle indagini dei finanzieri è emerso che attraverso prestanome compiacenti e società cartiere era stato realizzato un complesso e strutturato sistema di frode fiscale che ha portato all'evasione di oltre 45 milioni di euro, secondo quanto emerso dalle investigazioni. Parte dei proventi illeciti, realizzati mediante l'emissione di fatture false circa 1,7 milioni di euro, sarebbero stati dirottati verso paesi extracomunitari e in particolare verso la Cina.

Molti bonifici sarebbero stati effettuati a favore di società cinesi per riciclare ingenti somme di denaro. Disposto dal giudice anche un sequestro preventivo per un ammontare complessivo di circa 3 milioni di euro in relazione ai reati di riciclaggio, reimpiego di profitti illeciti e emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Le indagini sono state articolate. I finanzieri per ricostruire il passaggio di denaro tra le varie aziende realmente esistenti e quelle cartiere hanno consultato le banche dati e analizzato i flussi finanziari. Le investigazioni sono state supportate anche da vari sopralluoghi ed escussioni di diverse testimonianze che hanno consentito di accertare i molteplici trasferimenti di capitali tra le società coinvolte nel sistema fraudolento, effettuando cambi di amministratore e cessioni di quote societarie al fine di allontanare i sospetti.

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Le persone coinvolte nel sistema raggiunte dalle misure cautelari, secondo l'accusa, riciclavano i proventi illeciti utilizzando anche contratti fittizi con altre aziende. In alcuni casi ricorrevano tra l'altro - all'escamotage della cessione dei crediti, facendo in modo che la società principalmente coinvolta non risultasse apparentemente interessata nel trasferimento delle somme.

I dati informatici hanno permesso di acquisire elementi e definire le responsabilità dei soggetti coinvolti. Appena una settimana fa i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo irpino hanno scoperto una maxi evasione fiscale di oltre 8 milioni di euro, ai fini delle imposte dirette e dell'Iva. Coinvolte tre aziende, due del Baianese e una di Pratola Serra. A finire nei guai anche un commercialista avellinese.

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