Sono cominciate le votazioni per il nuovo Cda della Banca 2021. Due schieramenti in campo, da una parte Giuseppe Perito, imprenditore valdianese; dall’altra Pasquale Lucibello, presidente uscente. Si tratta - occorre subito dirlo - dei due fronti opposti nati dalla volontà o meno della fusione tra Banca 2021 e Bcc dei Comuni Cilentani e di Buccino. Un fusione approvata dalla capogruppo Iccrea ma ha che ha creato una frattura interna con una serie di attacchi e contro attacchi anche molto duri fino alla votazione - andata a vuoto - per la sfiducia al Cda in carica. A questi dubbi e non solo tentano di dare una risposta il presidente uscente Lucibello e il vice presidente Celestino Sansone.
Perché la fusione è necessaria?
Lucibello: «Per dare al territorio una banca ancora più solida, più efficace ed efficiente. Il nostro obiettivo, che nasce da un progetto industriale ben noto ai soci, è creare un nuovo soggetto dalla fusione, per la quale siamo in attesa della decisione della Bce, che abbia possibilità di incidere ancora di più sul territorio. Le faccio un esempio, la più grande Bcc d’Italia è quella di Roma e opera con le caratteristiche di mutualità e presenza territoriale anche in Veneto. Bene, noi faremo lo stesso. Vogliamo diventare punto di riferimento regionale ed extra regionale andando a toccare anche Calabria e Basilicata. Però c’è timore di minore contatto con il territorio e perdita di posti di lavoro».
Sarà così?
Sansone: «Non esiste e ce lo racconta la storia. Non è la prima fusione, per arrivare alla Banca 2021 ce ne sono state altre in passato e mai nessun dipendente ha perso il posto il lavoro né lo ha neanche rischiato. Così come gli sportelli, sono aumentati. La storia insegna che le fusioni rafforzano e danno banche più solide. Inoltre con questa fusione andremo a correggere dei nei, così come sottolineato da Iccrea, di precedenti fusioni».
Allora perché, secondo voi, è nato il fronte del no?
«Il 92% dei soci- dicono entrambi - in una delle assemblee più partecipate hanno votato per l’attuale Cda e contro la mozione di sfiducia che in realtà, occorre dire, era una votazione sul progetto di fusione portato avanti dal Cda stesso. Si tratta di una minima parte di soci che hanno dei dubbi. Qualcuno con motivi pretestuosi ha fatto suo lo slogan del no: altrimenti come sarebbe nata un’altra lista per le elezioni che ora sono in corso?».
Qual è la posizione di Iccrea?
Lucibello: «Ha seguito di pari passo il progetto e a marzo lo ha approvato, questo a dimostrazione della bontà dell’iter e del progetto.
Come radicarsi se il territorio sarà più vario?
Sansone: «Vorremmo essere un esempio per la politica, esempio di come i territori possono fare squadra e non devono esserci localismi pur mantenendo le caratteristiche tipiche dei territori stessi. Inoltre ci saranno incontri di soci del territorio e un club per i soci più giovani. Il nostro intento, e questo è un traguardo caro al presidente Lucibello, è quello di creare le occasioni e le basi affinché i giovani restino nel nostro territorio».
Cambierà anche il nome della nuova Bcc se si arriverà alla fusione?
Lucibello: «Certo. Abbiamo pensato di chiamarla Bcc della Magna Grecia perché avrà a disposizione un’area che riguarda l’intero Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e in più anche Irpinia e territori limitrofi. I soci saranno circa 14mila e noi porteremo le nostre qualità e le nostre forze».