Il cambiamento climatico e l’allarme siccità colpiscono anche il Canale di Panama e i rischi sono enormi: il numero di navi che possono attraversarlo ogni giorno potrebbe ridursi in modo drastico e c’è già stata una diminuzione forzata dei transiti. Attualmente si formano code anche di più di mille navi cargo. Il Canale, un corso d’acqua artificiale lungo 80 chilometri e inaugurato nel 1914, permette il passaggio del 6 per cento delle navi commerciali a livello mondiale - circa 14mila al giorno -, permettendo alle imbarcazioni di passare dall’oceano Atlantico all’oceano Pacifico, e viceversa. La carenza d’acqua sta portando il governo panamense a dover fermare diverse navi: più del 20 per cento. E si teme che la situazione possa peggiorare.
L'allarme
Per la prima volta, quest’anno le autorità hanno ridotto il numero di imbarcazioni in transito da 40 - l’apice raggiunto nel 2022 - a 31 al giorno.
Il problema è che il livello di acqua continua a scendere: il mese di ottobre è stato il più secco nella regione dal 1959. A pesare, in parte, il fenomeno El Niño, l’oscillazione climatica che riscalda l’Oceano Pacifico e influenza la temperatura e le precipitazioni in tutto il mondo. Quest’anno la situazione sembra essere particolarmente drammatica. Per l’economia del paese centroamericano i rischi sono elevati: in larga parte si basa sugli oltre 4,6 miliardi di dollari di entrate annuali che derivano dai transiti nel Canale. Ilya Espino, sub-amministratore del Canale, ha dichiarato all’AFP che «si prospetta un periodo di un anno di accesso limitato», a meno che inizino forti piogge. Il funzionamento della struttura, infatti, si basa principalmente sull’acqua piovana raccolta nel lago Gatu’n e che alimenta il sistema di chiuse. Senza acqua sufficiente, il Canale non può funzionare.